06 febbraio 2010

La rosa di Gerico


«Quel giorno avevo bevuto. Non ero ubriaco, ero solo un po' alterato. C'era un pranzo con vecchi amici, in una locanda fuori città. Il signor Tibbs raccontava di una pianticella da lui reperita, e dalla moglie poi donata a Padre Jeremy, il parroco del paese. La signora era molto devota, non era nuova a certe iniziative. Tibbs raccontava di come la pianta, al principio della stagione secca, richiudesse i rami e avvizzisse come morta. Il caldo di Gerico era terribile, diceva. Si poteva stare mesi senza una goccia d'acqua. E stringeva il pugno, e io lo sapevo che lui c'era stato. Ma poi arrivavano le piogge, e la pianta rinverdiva. Le gocce schizzandola avrebbero sparso i semi a lungo protetti e la nuova stagione sarebbe iniziata. E io la vedevo, in quella mano che si allargava e in quel volto che si apriva al sorriso. Fu allora che compresi l'intimo desiderio di vita nascosto in quelli che tutti chiamavano fiori».

(Thomas Miller, Sbagli corretti)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

La collana dei libri ancora non scritti è l'unica che colleziono. "Sbagli corretti" mi mancava... A proposito di quest'opera vorrei far notare all'autore del blog che non riesco a cogliere il legame tra il testo e il titolo, poiché non lo trovo integrante con il contenuto del testo stesso. "La rosa di Gerico" presumo sia un capitolo dell'intera opera e fra l'altro risulta pertinente con il contenuto proposto, ma speravo di trovare un significato ad incastro tra "Sbagli corretti" e le parole riportate di Thomas Miller. Ma ci sarà senz'altro...
Sempre all'autore del blog vorrei chiedere se Thomas Miller sia mai stato sottoposto ad un'intervista che chiarisca l'arcano.

rossibenedetto

Thomas Miller ha detto...

Riconosco che le mie citazioni non sono sempre immediate. Anzi, non lo sono per nulla. Vedi, mio giovane lettore, le lingue sono un magnifico giocattolo: le puoi rivoltare, camuffare e sovraccaricare, e quelle ancora restano lì, intatte. Prendi quegli "sbagli corretti", per esempio. Si potrebbe parlare di azioni sequenziali, di errori di cui ci si è accorti e che poi si è provveduto a rimediare. Oppure si può far finta di niente, e pensare che quel "corretti" non sia un participio passato, ma sia un aggettivo. Apparente contraddizione, vero? Ne ho visti pochi, io, di sbagli corretti. Solo che a volte il vino si diverte, e ti mostra il mondo da un'angolazione che non pensavi. Ti fa vedere i fiori con gli occhi dei fiori, e non con quelli degli uomini. Uno sbaglio, diremmo noi: i fiori sono fiori, i fiori sono belli e basta. E se invece si trattasse solo di uno sbaglio... corretto?

LaProfStilografica ha detto...

Gentile signor Miller, la ringrazio sia per il brano là sopra, che ho letto con piacere, sia per il commenti qui sopra, che il piacere della lettura ha prolungato.
Amo molto pensare che il secondo termine del suo titolo sia un aggettivo, e che esista, da qualche parte della nostra vita, la possibilità di fare uno sbaglio così corretto da darci gioia. O da darne a qualcun altro.

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