27 maggio 2015

La pagella personale online



E' inutile negarlo: nell'era dei social tutti vogliono esprimere giudizi. Non è un caso che nel giro di pochi anni siano nati portali come TripAdvisor, Booking e compagnia bella. La cosa di per sé, oltre ad avere grande utilità per chi cerca, è anche un metro importante per chi offre: se io sono un ristoratore e tutti scrivono che il mio risotto fa schifo, un pensierino alla mia ricetta potrei pure farcelo.

E niente, con questa idea mi sarebbe venuto in mente di inventare la pagella personale online. In pratica, si crea un portale dove chi vuole (solo chi vuole, sennò il garante della privacy si arrabbia) si iscrive e si mette in gioco. Chi lo conosce, o semplicemente ha avuto a che fare con lui, gli può lasciare una recensione. Una cosa del tipo: «Anche se lo insulti, ti ringrazia: 5 stelline» oppure «Non è mai disponibile, grandissimo bastXXX, figlio di XXX: 1 stellina». I giudizi sarebbero anonimi (altrimenti, chi avrebbe il coraggio?) e controllati contro lo spam.

In questo modo, uno si regola: capisce se è un buon essere sociale o se deve cambiare qualcosa nei comportamenti. Certo, essendoci l'anonimato può pure capitarti l’invidioso che ti insulta senza ragioni, ma nella media il metro dovrebbe avere senso. Io dico che qualcuno prima o poi lo inventa. E magari ci fa pure i soldi.

20 giugno 2013

Io a volte penso alle donne


Io a volte penso alle donne. No, non in quel senso. Intendo dire che a volte penso a come fanno le donne a cambiarsi di abito tutti i giorni. Non fraintendetemi: anch'io capisco quando è ora di lavare una maglietta o se c'è una macchia sui pantaloni. Non sono mica cieco e non voglio mica fare la figura del puzzone.

Però voglio dire: ci sono donne, ragazze, ragazzine che ogni giorno - dico, ogni santo giorno - riescono a venirsene fuori con un abbinamento diverso. Una volta hanno la gonna beige con la maglietta marrone, il giorno dopo sono in blu con il jeans e sandalo abbinato, quello dopo ancora con il vestito elegante e il tacco alto. Insomma, io immagino che le persone in qualche modo debbano gestire le loro cose, e che queste donne a casa abbiano montagne e montagne di vestiti messi e dismessi, lavatrici che vanno in continuazione, ore spese nelle lavanderie, a stirare e stendere.

Sono cose che escono dal mio schema mentale di uomo, probabilmente uno degli ultimi misteri rimasti. Per questo chiedo a voi, donne all'ascolto: ma come fate? Come riuscite a gestire situazioni tanto estreme e magari trovare pure un momento per uscire con le amiche o fare due chiacchiere? Siete francamente stupefacenti, lasciatevelo dire.

28 maggio 2013

La fisica è un'opinione


Cari tutti, come forse saprete (e se non lo sapete, fa lo stesso) dalle parti di Panama c'è un canale: il canale di Panama, appunto. Mica un canale vero, però. Circa un secolo fa, i signori di quelle zone hanno deciso che non era più tempo di farsi tutto il giro attorno al Sud America per passare dall'Atlantico al Pacifico. E così, scava tu che scavo anch'io, a furia di ruspe hanno aperto un canale che ha permesso di collegare i due Oceani. Una grande invenzione, non c'è che dire: di certo un bel risparmio di tempo e naufragi.

Durante i lavori però, i suddetti signori si sono accorti che fra i due Oceani c'era un dislivello di 28 metri: un bel problema! Per risolverlo, gli ingegneri dell'epoca si sono inventati un sistema di chiuse dove le navi venivano fatte salire o scendere a seconda della direzione. E fin qui, è storia. Il mio problema però riguarda la fisica.

Come forse saprete (e se non lo sapete, fa nuovamente lo stesso), il liquido di due vasi comunicanti raggiunge lo stesso livello in entrambi i vasi. Credo che più o meno tutti a casa qualche volta abbiate provato a riempire di acqua in un tubo a forma di U, no? Ecco, credo francamente che il caso dell'Oceano Atlantico e Pacifico sia quello di due vasi comunicanti (fra il Sud America e il Polo Sud comununicano alla grande). Quindi, stando alla fisica, in un tempo più o meno lungo (di acqua da trasferire ce n'è tanta!), questi due Oceani avrebbero dovuto raggiungere lo stesso livello. E allora perché non l'hanno fatto?

16 febbraio 2013

Quando il secondo posto è il tuo unico primo premio


Pensavo ai Rampulla nel mondo; a tutti quelli che aspettano un proprio turno che non arriverà mai; agli eterni secondi che "scusa amico, ma Peruzzi è meglio": pacca sulla spalla e a posto così. Rampulla era uno da 1 fantamiliardo, di quelli che compri perché in meno di trenta non puoi giocare.

Non ho mai conosciuto Rampulla; non so che idee avesse o come passasse il tempo. Ma voglio dire che è grazie a gente come lui se il mondo va avanti. Perché anche chi sta in panchina si allena con la grinta dei titolari, sempre pronto a entrare e mai a protestare; perché per vincere serve anche il lavoro sporco e qualcuno deve pur farlo. E' grazie a gente come Rampulla, meno opportunista e più generosa, più umile e meno egoista, se la dignità ha un senso anche quando non sei il primo della classe. E io per questo non posso che ammirarlo. Grazie.