08 settembre 2011

L'involuzione (apocalisse e neogenesi)


«Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro?» (Mt 6,26)

Pare (ma posso sbagliare) che questa società faccia schifo un po' a tutti. Che la gente non trovi più il tempo per andare a correre, leggersi un libro, o fare tutte quelle cose belle che si concede solo quando è in vacanza. Pare inoltre che lavorare sia diventato un obbligo, l'unico modo per arrivare a iniziare un nuovo mese pieno di scadenze, nuove necessità e altre cosette antipatiche che non sto a menzionare. Pare infine (e qui la chiudo, non voglio tediarvi oltremodo) che in ufficio da me abbiano appeso un calendario con una foto del lago Moo. Uno di quei posti di montagna dove il sole sorge ogni giorno, l'acqua sgorga e defluisce, e le stagioni passano lentamente da una all'altra. Senza che nessuno faccia niente, senza che ci siano (o siamo) noi a guardare e vederle cambiare.

Viene perciò da domandarsi: perché? Perché siamo arrivati a questo punto? Perché abbiamo costruito un meccanismo di necessità, status symbol, televisori 3D e speculazioni finanziarie? Riducendo la questione ai minimi termini, lo scopo dell'umanità resta uno, l'unico da sempre: riprodursi. Farsi arco e lanciare frecce verso il futuro. Ad un (probabile) domani in cui i nostri discendenti conosceranno gli extraterrestri o colonizzeranno loro stessi nuovi mondi. Se la questione fosse davvero in questi termini, non resterebbe che prendere uno zaino, una buona borraccia e qualche pentola, e partire come quel ragazzo verso le terre selvagge. A vivere su per giù di quello che si trova, cacciare per mangiare e disporre i barattoli per aspettare la pioggia. Fare più o meno come gli uomini preistorici, i quali (se siamo qui a scrivere), a quanto pare, hanno vinto.

E' che poi sopraggiungerebbero necessità come difendersi dal freddo e curare le malattie. Si incomincerebbe a barattare le cose, accordarsi che per rammendare un vestito servono due chili di grano o di farina (meglio), e che quindi sarebbe buona cosa costruire qualche mulino. Ci si accorgerebbe che sarebbe meglio avere qualcosa di non deteriorabile, come merce di scambio. Si reinventerebbero i soldi, i cambi, e tutto ricomincerebbe da capo. Esattamente come ha fatto finora. No amici, temo che non ci libereremo mai di questo modo di vivere, perché è insito e parte della logica umana. Tanto vale non lamentarsene e ripercorrere qualche volta questo sentiero, giusto almeno per ricordarci come ci siamo arrivati.

9 commenti:

piccola peste ha detto...

chissà se Adamo ed Eva erano già due borbottoni..

silvia ha detto...

a parte l'ultimo paragrafo mi hai letto nei pensieri, perchè quel "perchè" è anche secondo me l'unico che tutti dovremmo porci molto (molto) più spesso di quanto facciamo.
però chi l'ha detto che tutto ricomincerebbe da capo? la storia ha quest'unica caratteristica: che non dà la controprova, e che quindi non ha mai ragione e non ha mai torto. l'unica sarebbe provarci, a ricominciare dai mammut. Chris McCandless ha voluto provarci, e, a parte qualche seme non commestibile, secondo me ha vinto.

Bongio ha detto...

La storia siamo noi, diceva qualcuno. Per questo crederei che tutto possa ripetersi. E quel qualcuno aggiungeva anche «siamo noi che abbiamo tutto da vincere o tutto da perdere»: pare davvero che ci sia la tendenza a dimenticarlo.

Mi ha colpito molto un passaggio di una lettera scritta da McCandless che ti riporto, credo sia molto bello: «C'è tanta gente infelice che tuttavia non prende l'iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l'animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo».

avvelenato ha detto...

Gran cosa quel film. E gran cosa lo spirito che propone. Secondo me farebbe bene a tutti almeno sollevare il dubbio, in generale. Di certo ha fatto bene a te, a giudicare dall'ottimo post.

rossibenedetto ha detto...

"Farsi arco e lanciare frecce verso il futuro"... non male vecchio mio... (ma non penso che il nostro unico scopo sia quello di riprodurci, non è affatto detto che debba necessariamente avere troppa importanza). non male come anche altri spunti sparsi nel post oltre che i concetti che hai cercato di esprimere. non c'è che dire... hai parlato bene di questioni note, hai arricchito qualcosa che può anche sembrare trito e ritrito. insomma, hai fatto il tuo dovere di scrivente riflessivo che sta prendendo la piega dello scrittore. sei ispirato ultimanente, stai venendo su dritto come quelle piantine che fin da picocle hanno il tutore legato a loro per non crescere storte. qual è il tuo tutore? sarà un partcolare equilibrio raggiunto con santa abnegazione? o forse sarà una persona che... vale? eheheh...

Comunque io ho ancora dentro di me uno spirito non represseo che mi porta sempre a domandarmi "come si comporterebbe l'uomo primitivo in questo caso"? e quando cerco di focalizzare una questione mi immagino sempre di osservare la cosa dal particolare al panoramico per poi rivolgere la mia attenzione dal panoramico al particolare. riconsidero il mondo e tutte le cose partendo da molto londnato, immaginando la terra che gira e il silenzio assoluto in cui compie le sue rotazioni, poi piano piano mi riavvicino fino a considerare effettivamente il caso, come un pedone che manda a quel paese l'autista di un autobus, per esempio. Non so, forse è un modo per non perdere il controllo della realtà...

Bongio ha detto...

E' un punto di vista interessante, vecchio mio. Prendere un problema e zoomarlo in un senso e nell'altro è di certo un'ottima maniera per non perdere l'equilibrio, mantenere l'attenzione sulla questione. Le soluzioni primitive, per non dire le più semplici, sono alla fine sempre le più efficaci. La maggiorparte delle invenzioni più riuscite della storia si basa su concetti primordiali.

Effetto Pauli ha detto...

Uno dei pregiudizi etnocentrici di noi popoli occidentali evoluti (sic) è precisamente credere che i popoli cosiddetti primitivi lo siano / lo fossero per statuto. Si confonde dunque la saggezza di una scelta consapevole con una presunta 'semplicità innata'. Eppure arte e monumenti stanno lì a testimoniarci il contrario.
Poi certo, l'uomo è corruttibile. E soprattutto il Kali Yuga è il Kali Yuga.
Però c'è ancora gente che prende, nemmeno lo zaino, e va a vivere di niente. È un'idea che mi tenta da un decennio almeno.

Bongio ha detto...

Quando lo fai, fammi un fischio ok? Vedrò di farmi trovare con uno zaino e un paio di buone scarpe. Però! Forte sta cosa del Kali Yuga, io mica la sapevo. Grazie per la chicca, Paulina!

Annalisa ha detto...

Belle tutte quelle cose che hai sparso qui e là nel post. Bella la foto, bello il film.
Detto da una che usa il computer tutti i giorni, e quando non lo fa unpo' le manca, ma che la primavera scrosa ha cominciato a zappettare e a mangiarsi un po' d'insalata non comprata. :-)

Frecce e arco. Leggeremo e ne parleremo tra poco anche a scuola :-)

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