09 giugno 2011

Al topo! Al topo!


L'autofila va a rilento
sulla vecchia provinciale,
fra il bagliore del frumento
e il ronzio di cicale.

Tutt'a un tratto la Regata
che di poco mi precede
tira secca un'inchiodata
e s'accosta al marciapiede.

Due buzzurri capelloni
schizzan fuori con un salto,
e s'accucciano carponi
a due spanne dall'asfalto.

Uno afferra un topolino
morto ucciso spatacciato,
lo dà in pasto al finestrino
e rimonta stragasato.

Che nascosto in questo gesto
coraggioso e stravagante,
ci sia solo il bel pretesto
per un pranzo stuzzicante?

10 commenti:

Anonimo ha detto...

bellissima la poesia..
schifosa l'azione..

Bongio ha detto...

Ma come? Io sono golosissimo di ratto ripieno al forno :-P

Fania ha detto...

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avvelenato ha detto...

Ahaha, vedi? Questa, che non me l'aspettavo, mi piace tanto di più che la piogga da marciapiede.

Per me è perfetta, avrei solo messo "delle cicale" al posto che "di cicale", che mi disturba un po' il suono del ritmo. Non ho capito perché tu non abbia scelto "delle", che mi pare oltre che la prima preposizione che viene in mente, la cosa più adatta, da un punto di vista auditivo.

O no?

Però ho bevuto del prosecco, per cui non ci giurerei.

Bongio ha detto...

Vedi amico mio io ti darei pure ragione, è che se ci metto "delle" si rompe la metrica. I versi (a meno di sviste) dovrebbero essere ottonari, con accenti su prima, terza e settima. Circa così

è il - ron - zì - o - di - ci - cà - le

Se metto "delle" diventa

è il - ron - zì - o - del - le - ci - cà - le

Nove sillabe: troppe, troppe :-)
Grazie vecchio mio. Alla prossima.

Annalisa ha detto...

Mmmm... Io sto con Avvelenato.
"Eil/ ron/zio/ del/le/ci/ca/le"
dove "zio" contiene un dittongo ("io")
che forma una sineresi (si contano come appartenenti a una sola sillaba due vocali che la grammatica dividerebbe in due).
In questo modo hai otto sillabe (poeticamente parlando) e un ritmo che ci guadagna
:-P

(ma al di là di questo, è bellissima; inquietante, a pensarci bene, ma bellissima :-)

avvelenato82 ha detto...

Sì, dai, alla fine con sineresi e dieresi possiamo giocarci la metrica un po' come ci serve, del resto lo faceva anche papà Dante! :-)

A parte quello, mi addolora il cuore, più in generale (non parlo strettamente di te), quando a discapito del suono e della bellezza si vuole a tutti i costi stare dentro agli schemi, alla metrica, alla matematica in versi. E' un po' come andare dalla tomba di Apollinaire e farci sopra una profonda cacata.

Credo che come solo strumento vigente adatto alla misura della bellezza del mondo, si dovrebbe sempre usare il nostro corpo, con le sue corde, i suoi nervi, le sue vibrisse da gatto randagio ma poetico. Ecco tutto.

I numeri lasciamoli a Tremonti! :-)

Bongio ha detto...

Sì gente, direi che questa sineresi mi garba. Pensandoci con attenzione, capisco il vostro punto di vista e mi accorgo che è una cosa su cui non mi ero mai fermato. Ne terrò conto per le prossime bòtte di ispirazione, grazie mille!

PS: sono molto soddisfatto del vostro dibattito. Sono dell'idea che un post abbia lo scopo di provocare, e che quando ci riesce (nel bene e nel male, non si pretende certo che una cosa piaccia a tutti) abbia colpito nel segno, sia stato un buon progetto. Grazie ancora.

effetto pauli ha detto...

Dalla parte di Avvelenato e Annalisa!

:)

'povna ha detto...

Bellissima la poesia, con il ritmo da cantare. Aggiungo che sul dittongo "io" si consuma una delle sineresi più classiche della metrica italiana (dall'Ottocento in poi così diffuso da fare quasi regola...).
Complimenti, anyway!

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