02 gennaio 2011

Una storia d'amore


Ad Amleto piaceva quel gioco. Quel modo suo di dire: ti voglio bene, l'hai scordato? E Sergio nicchiava, correva, inciampava: certo certo, un attimo, arrivo... un cane che suona il clacson, ma dove ti ho trovato?

Chissà cos'è che entra nella testa, quando vedi che qualcosa funziona. Nella testa di un cane, intendo. Lo stesso cane capace di capire il meccanismo della maniglia e della sicura. Di liberarsi più e più volte e correre da lui. Lui, che accettava le multe pur di averlo come passeggero davanti. Che gli parlava con la dolcezza di un padre e la testa fra le mani. Lui, con due occhi da consolare e la voglia di un confidente. Di quelli che capiscono, tacciono e quasi pensano: ma che c'hai da essere giù, quando hai me?

Fa triste guardare le foto ingiallite, di quelle che restano nella testa e non se ne vanno. Ora che Amleto non c'è più e il Natale fa un po' meno Natale. Ora che vorresti aver fatto di più ma che il medico, te l'ha detto, sedici anni per un cane erano tantissimi. Ora che daresti tanto a quel cucciolo della clinica, che uscendo ti ha visto un po' così e ti è corso incontro. Nonostante gli acciacchi e la vecchiaia, nonostante la disillusione e la casa vuota. E che tu non adotti solo per la paura di lasciare orfano.

Io non credo servano grandi invenzioni per costruire una storia d'amore, quando già esistono persone straordinarie. Coraggio, Sergio.

8 commenti:

Annalisa ha detto...

Eppure, guarda, se rivedo certe foto in bianco e nero, di Dago, quattordici anni, flebo, arsenico, cure, riprese e ricadute, non ricordo tristezze, ma soltanto allegria.
E mia madre che disse che non avrebbe più voluto mai assolutamente nessun altro cane in casa, e adesso, traballante, va a dar da mangiare a Nike e ad allungarle qualche biscotto di nascosto.

'povna ha detto...

una bella storia. un bell'amore. buon anno, bongio

Bongio ha detto...

Forse è vero. Forse davvero non si riesce a stare senza un cane, come non si riuscirebbe a stare senza figli o compagni. Siamo macchine d'amore, noi umani. Buon anno a tutti.

avvelenato ha detto...

Beh, la storia è sempre quella: serve qualcosa di cui prendersi cura. Sembra paradossale a metterla in questi termini, eppure è così: te necessiti di qualcosa da curare. Ossia l'azione del curare è autocurativa.

C'è da farsi venire il mal di testa, a pensarci. Molto meglio prendere un coccolino e farci miao (sai che io in termini di cani sono un po' astemio).

Bongio ha detto...

Vedi amico, mi spiace. Mica per te, ci mancherebbe. Mi spiace per me, che non sono stato capace di far passare l'idea, la grandezza della relazione, l'originalità dei personaggi. Era davvero tanta roba, questa qua. A tradurre la realtà in parole si rischia sempre di scolorirla. Io che amo i gatti e scrivo una storia sui cani: ma ci pensi, quanto doveva essere bella?

avvelenato ha detto...

Ma te lo fai apposta? E' un periodo che non ti capisco più. Allora non solo non ho capito assolutamente niente di quello di cui parla il post, sembrandomi più ermetico dei quadri di Picasso o di certi testi di De Gregori; ma non ho nemmeno capito la tua risposta.

Del resto come posso capire se tutto è tratto da una storia vera che io non conosco? Il lettore dovrebbe essere aiutato, mica annichilito! :-P

Bongio ha detto...

Ma dici davvero? Oh vacca, no: se su certi post posso darti ragione, questo mi pareva francamente piuttosto diretto, senza troppi giri di parole o particolari meditazioni. E' la storia d'amicizia fra un uomo e un cane, e di come sia duro tirare avanti quando si resta soli. Davvero non ti convince?

giorgio ha detto...

Un bellissimo modo di cominciare l'anno.
Grazie.
Giorgio

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