02 aprile 2010

Io sto coi pazzi


E pazienza se quando entra quello c'è il subbuglio generale e tutti sgomitano, oh! ma hai visto chi c'è? e chi? Tizio Caio, che manco quando sai il nome ti si accende la lampadina. Però a occhio è uno importante, che è qui per poco e non si sa quanto sta, oddio come sono eccitata, ma perché nessuno gli chiede l'autografo? E tu vai in solluchero alla vista del Gnassù, che tanto l'hai sentito che manco ci credi di avercelo lì, a chiedere se i cannelloni vanno bene. (Ma poi è così grave non guardare la televisione? Almeno uno non si contamina). E vabbeh che ti perderai sti personaggi e non sarai lì a sgomitare, però sai mica che goduria a vedere quello che ti guarda e si chiede: ma non mi riconosci? E tanto ormai è tardi, chè a una certa età uno mica non lo raddrizzi, è cresciuto e pazienza, ci rifaremo al prossimo figlio. E sia, allora: guardatemi, spalancate le bocche, amatemi o odiatemi, tanto io ormai l'idea non la cambio: io sto coi pazzi. Che poi a vederla, è come guardare la vita dall'altra angolazione (vaglielo a spiegare, ai pesci, che il mondo sta nell'aria e non tutto il contrario).

La vita è una calamita. A volte si diverte e ti allontana, altre ti attira e non ci puoi fare niente. Le persone si abbracciano, altre si occupano un'ora al mese di te, altre ti suggeriscono un titolo. Roba da leggere, roba che parla. E io ci provo: a voi, Saltatempo (e grazie di cuore a chi questo l'ha già detto a me).

12 commenti:

La prof ha detto...

Oh, sì sì, Saltatempo :-)
Fa ancora più bene della faccia di quello che ti guarda e pensa: ma come? non mi riconooosce??

rossibenedetto ha detto...

Mi piacerebbe onorare al meglio questo post, che temo abbia un substrato comunicativo apparentemente impercettibile. Talmente impercettibile che or ora non gliela faccio ad intendere.
D'ogni modo mi associo, coi pazzi ci sto anch'io. Fino a poco tempo fa i miei preferiti erano i pazzi fortunati, cioè quei pazzi che sanno di essere pazzi; poi col tempo ho capito che questa loro particolare caratteristica non è altro che limitativa. E allora la mia stima va ai pazzi veri, quelli che non hanno mai perso un secondo di tempo a chiedersi come si fa a vivere.

Bongio ha detto...

Sono contento, Prof, che tu l'abbia letto. Nel senso che sono contento per te. Saltatempo è uno di quei libri che io incornicerei e appenderei alle pareti, se solo esistessero le cornici per i libri. E' uno di quei libri che, parlando di vita, non possono che far bene all'anima. Le righe che hai letto le ho scritte praticamente di getto cinque minuti dopo averlo chiuso. I grandi libri, come i grandi cantautori hanno la enorme dote di superare sè stessi, ispirare anche oltre i propri confini. E a te, come a tutti quelli che sanno di cosa sto parlando, faccio un piccolo regalo. Spero possa essere un modo originale per augurarvi buona Pasqua.

Bongio ha detto...

I pazzi sono una categoria a parte, una casta inincasellabile in qualunque società. I pazzi sono i veri fortunati perché hanno la libertà di fottersene di tutto. Di quelli che passano e tutti si girano, delle vittorie dell'Inter o dell'ultima notizia che arriva da NewYork. I pazzi leggono i giornali in ritardo, o forse non li leggono affatto, tanto le notizie fuori dal mondo non hanno alcuna utilità. I pazzi sono quelli che tutti chiamano pazzi perché c'è usanza a confondere diversi con pazzi, e che dal balcone da cui osservano il mondo dicono: beh, certo che ce ne sono di pazzi in giro eh? (La confusione fra diversi e pazzi è una delle cose che tutti abbiamo in comune, deve essere la genetica).

avvelenato82 ha detto...

Grazie, amico mio.

I've a dream: uno scorcio di futuro in cui anche a me sembri che si possa vivere e io e te, dopo così tanti anni, che finalmente possiamo con calma tornare su questo testo e specialmente sui sentimenti che veicola.
Magari un balcone di un alberghetto in Estonia, mentre andiamo a cacciar puchianche (le mie more, please).

Ti giuro che sarei felice.

(ti svelo un segreto: ogni tanto quando sono molto triste e preoccupato - e purtroppo di recente capita molto frequentemente - uso un trucco per tenere duro. Mi dico "eppure mi ricordo, non molto lontano da qui, che quest'estate me ne stavo sotto al pino la sera al campogiochi a leggere Saltatempo. Evidentemente, se è esistita, la felicità può ancora tornare". Se mi levassero il ricordo di Saltatempo e di come mi piaceva leggerlo, mi leverebbero uno dei miei più grandi procacciatori di coraggio)

Bongio ha detto...

Eh scusa: ma dove le vuoi andare a trovare in Estonia le supermore, superbòne, superculate? Tuttalpiù lì pescherai qualche bionda, biondorossa o rossarossa no?

E' normale che uno voglia stare tranquillo, che desideri che nessuno gli smerigli mentre c'è la partita (a proposito, scusa) e che una stragnocca straintelligente sbagli strada e bussi a casa sua. Solo che la felicità non la si trova tanto facilmente. Vorrei potere ricambiare la gentilezza di avermi consigliato Saltatempo. So che sei in un periodo in cui c'è bisogno di fare gruppo, sentire che altri sono come te e anche loro si danno da fare per tirare avanti. Ti riporto un pezzo di "Annibale", un libro molto bello che ho letto qualche tempo fa, spero possa essere una buona idea. Ti saluto, a presto.

"La radunata di un esercito è sempre stata avvolta da un soffio di gaiezza, una specie di festa provvisoria ed effimera, con le sue punte di esultanza e i momenti di abbandono. Le città dove le truppe si riuniscono diventano città di uomini, percorse in lungo e in largo dai soldati che vanno formando le loro schiere, intenti ai preparativi della partenza. Forse è proprio lo stato d'animo della preparazione che porta con sè questo accento di spensieratezza. Nell'apparecchiamento di ogni impresa tutti i desideri e tutti i timori sono tenuti uniti dal filo della speranza; e insieme alla speranza si annoda il filo dell'avventura, molto provocante per le cose ignote che accadranno ma non sono accadute. Si stanno soltanto preparando. Quando poi si tratta della partenza di un esercito per la guerra, dentro il fervore dell'attesa affluiscono anche tutti gli ardori dell'età giovanile, con quella sicurezza che deriva dalla constatazione della propria forza, l'eccitazione del rischio e lo sprone dell'orgoglio. Fa coraggio ritrovarsi in tanti sulle soglie del medesimo cammino. E il coraggio coltiva l'allegria, un po' per fierezza e un po' per baldoria".

avvelenato ha detto...

Mmmmhh...grazie per lo spunto. Però da questo piccolo "boccone" (come direbbe mia nonna), mi pare che il linguaggio leghi un po' troppo. Come il caco quando non è ancora troppo maturo. Si tratta di un libro tradotto?

Ho fatto caso che quasi sempre i libri tradotti mi piacciono meno. Però sarà il caso di riprovare, visto che mi dicono ci sia da leggere, prima di morire, quel tal David Foster Wallace o qualcosa del genere. Dicono sia una fottuta canaglia, una roba da restarci secchi. Non per niente, infatti, si è ucciso.

Anche io sto con i pazzi. E sono certo che da qualche parte in Estonia c'è sia una fottuta mora. E' a quella fottuta mora che sta da qualche parte d'Estonia, che il mio pensiero stasera si volge.

Bongio ha detto...

No, l'autore è Gianni Granzotto, giornalista del Messaggero, cofondatore del Giornale e inviato de Il tempo. Non so se lo spunto abbia reso a dovere, comunque il libro è meritevole. Ti pare di esserci tu, con quel diavolo di Annibale, a scavalcare le Alpi, surclassare i generali romani e studiare le strategie. Credimi, è davvero molto coinvolgente.

La prof ha detto...

[OTgigante] ma non so come altro raggiungerti: ho chiuso ancora il blog perché c'era un'entrata fastidiosa. Ho avvisato chi potevo, ma come facevo ad avvisare te?
Qui sul blog mi pareva troppo OT
Be', lo faccio ora.
Se trovassi chiuso, basta un messaggio al mio profilo.
Magari ora però riapro :-)

Bongio ha detto...

Ho aggiunto la mail di contatto nella sezione di descrizione personale. In effetti, a ben pensarci mancava.

patty ha detto...

Grazie per il tuo commento...ma in poche parole , cosa volevi dire?ihihihihi

Alessandro Gilardi ha detto...

Io so solo che se voi due ve ne andate in Estonia senza invitare i vecchi colleghi (che sarei io) meritate solo di trovare biondone e morone con sorpresa. Dove la sorpresa NON sono i capelli tinti.

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