10 novembre 2009

Wind of change


Faccio uno strappo alla regola, anzi due. Nel senso che non è nelle corde di questo blog trattare di argomenti inerenti all'attualità contingente, e probabilmente nemmeno nelle mie narrarli. Cercherò di farlo nel modo meno flatulenziale possibile, sperando che queste poche parole bastino a scoraggiare i più deboli di cuore e diano modo ai più temerari di passare cinque minuti di relax.

Ieri sera guardavo il telegiornale. Il TG1 trasmetteva la celebrazione del ventennale della caduta del muro di Berlino. Un Vespa supereccitatissimo e ormai assente di rughe e nèi illustrava agli scalpitanti(?) telespettatori ciò che sarebbe successo di lì a poco. Un gigantesco domino di tessere di cartone avrebbe rievocato, correndo lungo due ali di folla, la caduta del muro. A dar la spinta iniziale sarebbe stato niente popò di meno che Lech Walesa, l'ex presidente polacco che guidò la rivolta da cui poi nacque, pare, l'idea di riunificare le due Germanie. E fin qui tutto ok. Solo che.

Solo che oggi, nonostante i miei sforzi per cercare qualcosa che mi supporti, trovo solo articoli che parlano di un successo eccezionale, di qualcosa che ha funzionato alla perfezione e di una rievocazione magnifica. Per carità, non metto in dubbio che le intenzioni fossero ottime, solo che la realizzazione mi è parsa un po' scarsina. Mi spiego. Quando uno costruisce un domino, immagino che l'intenzione principale sia quella che tutto funzioni, che le tessere cadano tutte e una dopo l'altra. L'impressione è che però ieri sera questo non sia successo. Che le pedine si siano fermate a metà e che sia servita una spintarella per farle ripartire. Per far cascare una fila diritta, mi son detto, non ci dovrebbe voler molta scienza, probabilmente mi sono sbagliato. Solo che il dubbio resta. E come tutte le cose che restano, dopo un po' ha iniziato a puzzare, e quindi a infastidirmi. Dite che non ci sia nemmeno una prova tivù per darmi torto o ragione e restituirmi finalmente il sereno riposo? (E comunque, domino o non domino, lode e gloria alla libertà. Quella vera).

3 commenti:

Bongio ha detto...

No, ma raga... davvero lasciate che sia io ad auto-cazziarmi?? Guardate che di occasioni del genere non ve ne do mica tante eh? :) Vabbè, facciamo che per stavolta ci guardiamo tutti assieme questo bel contributo video http://www.youtube.com/watch?v=N8g8yBKz9Ys

E già che ci siamo, esageriamo e raddoppiamo la posta (crepi l'avarizia, che ci frega?) http://www.youtube.com/watch?v=R2Eyao-2KWo (da notare la schitarrata del baffo al minuto 3:20. Sto tizio è troppo il mio idolo!)

Avvelenato ha detto...

Io ho visto in diretta, o quantomeno mi è parso, che il domino non si sia tutto bello capottato. E mi son detto: evidentemente tutti gli ingegneri tedeschi non valgono mezzo ingegnere italiano.

Prendete il Bongio. O tuttalpiù anche un piccolo Gilo. No?

asintoto ha detto...

Io non l'ho visto in diretta. Ma dal video che hai messo non mi sembra ci siano "stacchi" nella caduta del domino. Cioè: quando vedevi i blocchi fermi è perchè stavano inquadrando un punto del tracciato in cui il domino non era ancora arrivato...
(Sempre che il post sia una cosa letterale di ingegneria/meccanica e non metaforica, che allora lì l'ho capito ancor meno...)

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