13 maggio 2011

Pioggia da marciapiede


A piccoli balzelli in cima al viale
lasagne e vitellone io smaltisco,
quand'ecco da levante un temporale
nefasto sopraggiunge. Non capisco:

di già sarebbe il quarto in poche ore,
quand'anzi fu predetto "soleggiato";
ingiurio lo Giuliacci truffatore,
cagion di un pomeriggio rovinato!

Ma tosto il favellar si fa rischioso
ché il vecchio nel torpor ho ridestato:
dall'uscio egli avanza minaccioso
col fido suo fucile caricato.

Funesta è sua intenzion, e me n'avvedo:
credemmi il promotor di Teletutto!
Mansueto piglio fiato e retrocedo
e supercazzolando fo' debutto:

«La furia, mio signor, non si conface
a un degno ambasciator di saggio metro,
è fonte di rimorsi e inefficace e...»
«Se non vai via, ti sparo nel didietro!»

Il savio consigliar mi vede incline
e ad altro calle vòlto, eludo il peggio
ma tuona e piove l'aere senza fine...
perché cotanto tedio al mio cazzeggio?!!

E proprio mentre vo' bighellonando,
tunzando s'autoannunzia lo burino,
dall'alto dell'X3 che va sonando
il "Very best" di Gigi d'Agostino.

La pozza ei devasta con violenza
e d'acque il pantalone esce sbronzo,
ché a poetar m'accingo con licenza:
«Colpito ed affondato, oh sommo stronzo!»

Ma delle mie ragion non ha interesse
la pavida canaglia che s'invola
qual chi per burla infila le compresse
dal Mentos-tubo nella Coca-Cola.

Oltraggi e nefandezze invoco invano
(ah, essere "re-boia" per vendetta!)
quand'ecco la sciagura di lontano...
in Panda blu, malefica vecchietta.

L'incerto suo avanzare mi funesta,
e svelto il fato mena mia ragione:
docciommi vorticando piedi e testa,
qual stronzo tartassato da sciacquone.

Stupore, non più ira, mi comanda
seduto al marciapiede tergiverso,
ma ratta si fa strada una domanda...
com'è che cominciava questo verso?

In mesto cogitare m'incammino,
già in viaggio per la prossima avventura.
Domenica sfanculo il mio destino:
dall'Isola mi guardo la Ventura.

9 commenti:

Annalisa ha detto...

Fan ta sti ca
(faccio la ola)

Giusy ha detto...

il trailer aveva anticipato bene.. minuti di puro divertimento!!

Luigino ha detto...

strano l'uso di parolacce.. ma per ciò che il protagonista ha vissuto ci sta tutto!
per l'ultimo verso "sembra" quasi che vorresti andar sull'Isola invece di guardarla dal divano.. beh eventualmente buon naufragio!!

avvelenato82 ha detto...

Ahahaha, amico mio!! Ho patito un po' la sindrome di Lucia, come del resto è sempre preventivabile. A me correva meglio il burlone e dopo un esordio di tal fatta è sempre molto difficile riuscire a superarsi. Tuttavia si nota certamente un bel lavoro, una fine ricerca e, quel che più conta, la passione. I letterati raramente si mettono a rovistare nei manuali di elettronica.

Gli elettronici invece molto spesso non dimenticano di essere, prima di tutto, degli esseri umani. Questo credo deponga decisamente a loro favore..:-)

Bongio ha detto...

Sindrome di Lucia?! Orca pupazza, ma questa mi è proprio nuova! Manco il mio amico Google riesce a illuminarmi, non mi resta che rimettermi alla clemenza dell'autore... Che si tratti di Lucia Mondella? di Santa Lucia?! o chissà, di Lucia la mia vicina di casa?!!

avvelenato82 ha detto...

Eheh, c'hai preso al primo colpo! A Bergamo (mi pare fosse Bergamo) o comunque nel primo posto dove Renzo e Lucia si trasferiscono, non si trovano benissimo perché le voci delle peripezie di Renzo erano girate e si ipotizzava, dunque, che questa Lucia dovesse essere un gran bel pezzo di figliuola (insomma: per avergliene fatte fare così tante..!). Bella sì, per carità, ma spaccarsi l'osso del collo anche no. Invece nel secondo paesino sperduto dove vanno, sfruttando la donazione dell'Innominato convertito dal Borromeo, nessuno li caca e non sapendo un cappero di loro, al paesino, restano folgorati dalla bellezza di Lucia e probabilmente ciascuno in cuor suo pensa che avrebbe dato una costola e due femori e si sarebbe gettato quantomeno nel fuoco per essere al posto di Renzo.
Insomma: una metafora come un'altra, che ci lascia il buon Alessandro, per farci capire quanto male certe volte possano fare le aspettative :-)

Però era per dire: il lavoro resta certamente molto buono. Però secondo me la recente influenza di quel personaggio che fa ridere, quello del geoviano testimone, non ti ha fatto molto bene. Ti consiglio di preservarti!! :-)

rossibenedetto ha detto...

credo che per certi versi la stesura sia più elegante rispetto al burlone, ci sono delle espressioni arcaiche (diciamo così) che conferiscono fascino alla composizione. Trovo che la lettura di pioggia da marciapdiede sia una corsa ad ostacoli che va quasi sempre a buon fine, proprio per il tempismo che viene mantenuto, salvo in alcuni casi quando si incespisca e ci si ritrova con il sedere per terra.
per i miei gusti il testo è troppo lungo; la sfida della buona rima era difficile (per la lunghezza del testo e per non fare rimpiangere il burlone, e anche una certa favola a matita) ma credo che sia una buona prova, senza dubbio, anche se in un contesto del genere la parola "ventura" e la foto in testata così esplicita e moderna le trovo fuori luogo, come vedere un parchimetro in un borgo medioevale.
se vuoi un suggerimento per il futuro, io starei su pezzi più corti e più da antologia, cioè che inducano alla riflessione piuttosto che al sorriso.

Bongio ha detto...

Credo di poter condividere la critica solo in parte, Benni. Valido il discorso sulla lunghezza, probabilmente è un forte deterrente per chi fatica a leggere su schermo anziché su carta (spiega forse anche la minore attenzione ricevuta rispetto ad altre proposte). Valida pure l'osservazione sulla metrica, credo sia praticamente inevitabile mantenere una scrittura fluida quando si maneggiano composizioni molto lunghe.

Non mi trovi invece granché d'accordo sul discorso degli innesti moderni. L'idea era appunto quella di raccontare una storia di tutti i giorni con un linguaggio arcaico, con voluti riferimenti alla società di oggi. Il fatto che questa cosa ti sorprenda mi fa pensare che il grottesco proprio come contrasto fra antico e moderno non abbia colto nel segno, e la cosa mi delude. Così come mi spiazza il consiglio di scrivere solo per far riflettere: se uno componesse sempre in una sola direzione, sai mica che pacco? :-P

rossibenedetto ha detto...

certo, non è che uno debba comporre solo e soltanto in una sola direzione, ma facci caso, sulle antologie o sulle classiche raccolte poetiche non c'è mai spazio per componimenti "burloni", cioè da intrattenimento divertente. ma lo so, certe cose si fanno per gioco, per sperimentare. comunque non fraintendermi, lo ritengo un buon lavoro!
scrivere per far riflettere nel senso di emozionare seriamente, evocare.
poi, per carità, non è che contesto i voluti riferimenti alla società attuale, ma il modo. sono troppo espliciti, secondo me, un po' fuori luogo, considerando il contesto. Proprio ieri sono stato a grazzano visconti, beh, lì tutto e in sintonia con l'atmosfera del borgo, anche certi elementi della realtà attuale sono adeguati, adattati alla cornice medioevale. come ho detto, se avessi visto un parchimetro o, che ne so, uno scooter anziché una bicicletta vecchio stile, qualche cosa avrebbe perso significato.

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