25 marzo 2011

Eroi senza nome



Un pizzico di follia. Quando sarebbe facile dire di no, allontanarsi, sparire. Quando nessuno ti darebbe del vile, menefreghista. E' la follia che ti spinge, se il mondo fa un passo indietro. Come a dire: ci avevi creduto, pacca sulla spalla, il brutto tocca a te. Roba da porta che si chiude e gente che scappa. Roba da restar soli, e capire che quello è il tuo momento. Come se non contasse chi fuori trascina macerie o pulisce le strade, come se davvero arrivasse un istante in cui si tira la riga e si dà la vita per la vita. Perché i bimbi possano ancora bere il latte e giocare nei prati. Perché un sarcofago non diventi l'emblema di un'umana sconfitta (nascondiamo, copriamo, non c'è mai stato niente).

C'é il progresso, c'é il bisogno: il mondo va veloce (che se ne fa la stampa di cinquanta malati in più?). Servono notizie, guerre, servono stragi famigliari: il business è anche questo. E i servizi si fanno magri, scivolano giù giù. Forse un grazie, ci avete salvato, tornate al prossimo disastro. Fa dispiacere. Fa onore messo da parte e indifferenza al sacrificio. E' una ferita che lacera, non lascia tacere. Non serve avere un nome per essere eroi. Vediamo di pensarci, almeno stavolta.


Dedicato agli ex-dipendenti della centrale di Fukushima che, mentre noi ci alziamo, andiamo al lavoro o guardiamo la partita, stanno cercando di dare un senso alla parola "domani".

2 commenti:

avvelenato ha detto...

Qualcuno evidentemente ha capito davvero che la Terra è presa in prestito ai nostri figli..

Bongio ha detto...

E' un bel pensiero, credo di avertelo già visto scrivere altre volte: è tuo?
Stamattina ho letto che le radiazioni hanno raggiunto la Cina. Mi piacerebbe poter aggiungere che la parziale inefficacia delle operazioni non rende meno importante questo sacrificio.

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